lunedì 29 ottobre 2007

Gomorra

Roberto Saviano
2006, Mondadori
pag 331, Euro 15,50

"
Mi tormentavo, cercando di capire se fosse possibile tentare di capire, scoprire, sapere senza essere divorati, triturati. O se la scelta era tra conoscere ed essere compromessi o ignorare - e riuscire quindi a vivere serenamente."

Ossessione e urgenza. Questi i fattori che hanno spinto il ventisettenne Roberto Saviano a scrivere Gomorra. L'ossessione di capire, da napoletano, cosa sia realmente la piaga della camorra, al di là della rituale rappresentazione che i media ne fanno; l'urgenza di scrivere, con la convinzione che la parola, oggi più che mai, possa essere ancora la più preziosa testimone del nostro tempo.
Frutto di anni d'osservazione sul territorio, nonché di studio dei documenti ufficiali relativi ai vari processi intentati al Sistema (come viene ormai chiamata la camorra a Napoli e dintorni), Gomorra è un romanzo verità che racconta le molteplici sfaccettature della criminalità organizzata, tratteggiando personaggi memorabili che lo stesso autore, presente nel libro come io narrante, ha conosciuto durante le sue missioni da "infiltrato".
Un mondo di malaffare, dominato da un impero criminale che si estende con le sue mefitiche ramificazioni in ogni ganglio vitale dell'economia e della Campania: a partire dal porto di Napoli, in cui s'ammassano le merci pronte a invadere l'Europa, passando per l'entroterra (Secondigliano, Scampia, Casal di Principe), punto di partenza del florido commercio della droga, e poi per la costa, dove l'edilizia selvaggia ha fatto scempio del territorio, per terminare infine nelle campagne, devastate dalle discariche abusive.

Un volume d'affari pari a centinaia di milioni di euro l'anno per il quale i clan si scannano, ingaggiando violente guerre intestine che hanno come obiettivo il controllo del business, come viene raccontato con crudezza nella parte dedicata alla guerra di Secondigliano.
In una terra dove la legalità sembra essere eccezione, emergere nel Sistema, fare carriera al suo interno, spesso rappresenta per i giovani l'unica opportunità di successo.
Un'opera potente, che s'avvale di un linguaggio a volte iperrealista - esemplificativo è il capitolo intitolato Hollywood, dedicato al cinema gangsteristico del quale piccoli e grandi boss si nutrono per alimentare il proprio mito - altre appassionato: "
... conoscere non è più una traccia di impegno morale. Sapere, capire diviene una necessità. L'unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare."
Un libro testimonianza più che di genere.

Wikipedia Roberto Saviano
Intervista a Saviano su Glob

lunedì 22 ottobre 2007

Favola dei due che divennero uno

Dario Buzzolan
2007, Baldini Castoldi Dalai
Pag. 242, Euro 14,80

"Il fatto essenziale è che sono morto: un problema di cuore. Ma non è di questo che voglio parlare. Non ora, almeno.
Ora vorrei soltanto raccontare la mia storia.
"

Una minaccia terroristica incombe sulla Città: l'Uomo senza nome minaccia di fare esplodere la metropoli con la sua arma segreta Flagello. Mentre la polizia fa evacuare le strade e sembra impotente a fronteggiare il pericolo, due uomini pieni d'amore ma delusi dalla vita si aggirano per le vie deserte. Il Cameriere, stanco di lavorare in un locale degradato, sta recandosi presso il prestigioso ristorante La Verza d'Oro per capire perché la sua richiesta di impiego non è stata accettata. Il Direttore, invece, vuole tentare per l'ultima volta di supplicare la donna amata che oramai l'ha lasciato. Per caso, i due uomini si scontrano e, senza alcuna spiegazione scientifica, si fondono uno nell'altro trasformandosi in una creatura femminile, angelica e innocente, cui il destino darà il nome di Rosaura. Sarà compito di questa ragazza sventare il piano del feroce terrorista e dei suoi Diapazem, un crudele quanto letale gruppo di suonatori di liscio.
Accompagnata da Tom, riportato alla vita dal geniale Dottore - l'io narrante della storia - Rosaura compie un viaggio attraverso la Città, prodigo di incontri memorabili. Ella, infatti, s'imbatte in feroci accalappiacani, negli Scuri venuti da lontano e in famiglie che vivono nel sottosuolo. Al termine del percorso Rosaura dovrà lottare per salvare il mondo non prima di essersi innamorata e di avere scoperto quanto, nonostante tutto, la vita sia una cosa meravigliosa.

Spiazzante. E' questo il sentimento che suscita fin dalle prime righe la nuova fatica letteraria di Dario Buzzolan, quarantenne il cui esordio narrativo risale al 1998 con "Dall'altra parte degli occhi", al quale hanno fatto seguito "Non dimenticarti di respirare" (2000) e "Tutto brucia" (2003).
Se nei precedenti lavori Buzzolan si era cimentato nel giallo, ora con "Favola dei due che divennero uno" lo scrittore affronta un genere poco frequentato dalla narrativa italiana, fatta eccezione per Gianni Rodari o per talune metafisiche parabole di Tommaso Landolfi. Ma in Buzzolan convive anche una forte componente cinematografica: impossibile, infatti, nello scoprire la cosmogonia di personaggi bizzarri che affollano le 200 pagine del racconto, non pensare alle melanconiche creature del cinema di Tim Burton. Si pensi, ad esempio, a Tom, il protagonista, all'apparenza repellente a causa della sua testa scindibile dal corpo, eppure dotato di straordinaria umanità.
Utilizzando una struttura narrativa picaresca sulla quale s'innesta una prosa rapida ed efficace, l'autore alterna con abilità l'humour nero di alcune situazioni alla compassione autentica per i suoi personaggi. E alla fine, come in ogni fiaba che si rispetti, nelle ultime parole che il Dottore lascia al lettore come testamento di questa storia, ci suggerisce la morale: "
... Ho capito che nella vita non c'è altro che valga, se non mettere al mondo: un oggetto ben fatto o un essere vivente o anche se stessi in modo nuovo, non fa differenza."

Intervista a Dario Buzzolan
Wikipedia Dario Buzzolan

domenica 14 ottobre 2007

Le notti di Salem

Prima Edizione 1975
2007, Sperling & Kupfer Editori

Pag. 651, Euro 22,00

Traduzione: Tullio Dobner


Il giorno dopo il ragazzo gli si presentò con il giornale in mano, ripiegato in maniera da lasciare in vista il titolo: >
<Ho paura>, disse.
<Anch'io>, rispose l’uomo alto.

Le origini
Nell’aprile del 1974 la casa editrice americana Doubleday, dopo avere pubblicato il primo romanzo di Stephen King Carrie, decise di acquistare un altro lavoro dello scrittore del Maine, Second Coming. Gli editori cambiarono il titolo in Le notti di Salem, dal nome della città in cui era ambientata la storia e decisero di presentare ai librai americani King come uno scrittore horror.
Era l’inizio della carriera del Re come maestro di genere. Il libro ebbe infatti un successo clamoroso, divenendo il primo best seller dello scrittore che da lì in poi sarebbe stato etichettato come maestro del brivido. Una nomea rimasta appicicata all’autore per decenni e dalla quale non si è ancora del tutto liberato, nonostante abbia oramai pubblicato storie di diverso genere come Il miglio Verde e Cuori d’Atlantide, tanto per citare due titoli.

Scrittore di Horror
Era stato profetico il suo editor Bill Thompson quando spiegò a King che, se dopo Carrie avesse pubblicato Le notti di Salem (come effettivamente avvenne nel 1975) al posto del più drammatico Uscita per l’inferno, la sua carriera avrebbe preso una china più sicura dal punto di vista commerciale ma forse meno gratificante sotto l’aspetto squisitamente letterario.
L’aneddoto è ricordato argutamente da King stesso nella prefazione alla nuova edizione de Le notti di Salem, per l’occasione ristampato da Sperling & Kupfer Editori in un’edizione fotografica che offre il romanzo tradotto stavolta da Tullio Dobner, abituale traduttore di King, con l’aggiunta di alcuni capitoli eliminati dalla prima edizione del libro e di due racconti nei quali ritroviamo protagonisti alcuni dei personaggi presenti nel plot del romanzo.

La storia
Ne Le notti di Salem King si cimenta con l’archetipo della letteratura horror – ovvero Dracula di Bram Stoker – immaginando che in una cittadina del Maine improvvisamente arrivi un emulo del Conte, il vampiro Barlow, accompagnato dal suo aiutante, l’umano Straker (curiosamente un nome che richiama quello di Stoker), con l’obiettivo di rendere schiavi tutti gli abitanti della ridente Salem.
In realtà, come sanno tutti coloro che hanno letto almeno un libro di King, è evidente fin dall’inizio che dietro la linda facciata di un paese onesto, popolato di persone perbene, si cela una realtà ben più oscura e inquietante.
Ne è perfettamente cosciente il protagonista della storia, lo scrittore Ben Mears, tornato al suo villaggio d’origine dopo un grave lutto familiare. Egli ha perso la moglie in un tragico incidente stradale e ha deciso di recarsi a Salem per scrivere un nuovo romanzo, incentrato su Casa Marsten, una dimora decadente che domina dalla collina il paese, teatro di un orrendo omicidio-suicidio avvenuto molti anni addietro.
E’ proprio in quella casa in disuso e abbandonata che Barlow ha deciso di soggiornare. Ma lo precede il forestiero Straker, che ha acquistato la villa per aprire un negozio d’antiquariato. In realtà il lavoro è solo una copertura per non fare insospettire la gente del posto. La verità è che Casa Marsten è la dimora di Barlow, temibile figura millenaria, assetata di sangue.
Il villaggio è popolato da una serie di personaggi che King tratteggia da par suo: i bambini della famiglia Glick (le prime vittime del vampiro), l’innocente Susan, della quale Ben s’innamora perdutamente, il professore di lettere Mathhew Burke, il primo a capire cosa stia succedendo in paese, e il coraggioso Mark Petrie, un ragazzino che affronta il pericolo mortale con la folle incoscienza e determinazione di un adolescente.

I temi
L’ambizione di King è quella di riproporre il mito del vampiro in un contesto moderno, lasciando inalterate le regole di questo particolare genere letterario. E’ pertanto possibile effettuare dei parallelismi tra i personaggi di Dracula di Stoker e quelli del libro di King. Ben è Jonathan Harker, Susan è Lucy, mentre il professor Burke è chiaramente Van Helsing. Un altro tema presente in Dracula, riproposto ne Le notti di Salem, è l’incapacità della scienza moderna di potersi confrontare con un pericolo sovrannaturale che sfida tutte le leggi della razionalità. Barlow appare indistruttibile secondo i dettami tradizionali e può essere sconfitto solo da una fede ferma e incrollabile. Lo capisce bene Padre Callahan, personaggio tormentato, l’unico in apparenza in grado di contrastare il male per via della sua tonaca, ma in realtà il primo a capitolare a causa della sua indecisione.

Conclusione
La struttura narrativa è un mix riuscito - nel tono e nel ritmo - tra un romanzo d’altri tempi, anche se ancora modernissimo, e un film rivoluzionario come
La notte dei morti viventi di George Romero. Dal film del regista americano, apparso sugli schermi nel 1968, Le notti di Salem riprende l’idea del male descritto come un virus che dilaga fino a contagiare tutti gli abitanti del paese. Un tema che sarà ripreso e sviluppato ulteriormente da King nel 2006 con il meno riuscito Cell.

Sito ufficiale di Stephen King
Il sito italiano di Stephen King
Il sito dei fan
Wikipedia Le notti di Salem
Wikipedia Stephen King

mercoledì 10 ottobre 2007

Il discepolo

Elizabeth Kostova
2005, Bompiani BUR
pag 668, Euro 9,50
Traduzione: Maria Barbara Piccioli

“Mio caro e sfortunato successore,
è con rammarico che ti immagino, chiunque tu sia, nell’atto di leggere quanto mi vedo costretto a mettere nero su bianco. Il rammarico è in parte per me stesso, perché se questa lettera giungerà nelle tue mani, di sicuro io sarò in pericolo, forse morto, o peggio. Mi dispero anche per te, amico ancora sconosciuto, perché solo chi ha bisogno di informazioni tanto spaventose leggerà un giorno questa lettera.”



La storia
Una notte, curiosando nella biblioteca del padre Paul, professore universitario in quel di Amsterdam, una ragazza trova un fascio di vecchie lettere, indirizzate “Al mio caro e sfortunato successore”, e un libro dalle pagine bianche, fatta eccezione per la copertina raffigurante un drago e la scritta “Drakulya”. La giovane ne vuole sapere di più e chiede al padre spiegazioni. Quest’ultimo, riluttante, è costretto poco alla volta a rivelare alla figlia quale tragica storia si celi dietro quelle epistole.
Inizia così Il discepolo, opera prima di Elizabeth Kostova, laureata a Yale e sposata con un professore universitario bulgaro dal quale ha acquisito il cognome. Il romanzo è stato un successo mondiale, tradotto in venti lingue, e i diritti per la trasposizione cinematografica sono stati acquistati dalla Sony, che ha intenzione di realizzarne un film entro il 2010.


100 anni di vampiri
A cosa è dovuto il successo di questo libro è presto detto: il conte Dracula. L’invenzione di Bram Stoker continua a fare proseliti a oltre 100 anni dalla sua apparizione letteraria. A cicli ricorrenti, infatti, assistiamo all’aggiornamento, sotto angolazioni differenti, di questo archetipo narrativo del male.
Negli anni ’50 Richard Matheson aggiornò il mito del vampiro con il classico Io sono leggenda (1954), destinato a diventare una delle pietre angolari del genere.
Nel 1975 Stephen King ha riproposto i succhiasangue con Le notti di Salem (recentemente ristampato da Sperling & Kupfer con la traduzione di Tullio Dobner in un’edizione che raccomando caldamente), nel quale il vampirismo si diffondeva a macchia d’olio come un’epidemia malefica e inguaribile, proprio come nel romanzo di Matheson.
Solo un anno dopo fu la volta di Anne Rice che con il celebre Intervista col vampiro (1976), diede il via alle sue affascinanti The Vampire Chronicles. La scrittrice di New Orleans ha avuto il merito di sviluppare il personaggio del vampiro abbandonando per sempre l’iconica figura di mostro assetato solo di sangue in una creatura immortale melanconica e disperata.
Laurell K. Hamilton, invece, ha condensato negli anni ‘90 l’idea kinghiana di una stirpe maligna e indistruttibile, con quella melanconica della Rice in una saga che, a partire da Nodo di sangue (1993) per ben 14 capitoli ha come protagonista la sterminatrice di vampiri Anita Blake. Sono storie ad alto tasso emoglobinico, scritte con un ritmo cinematografico e a volte fumettistico, dall’indiscutibile presa narrativa.
Infine, in tempi più recenti si è fatta strada l’immagine del vampiro eroe romantico e maudit. Ne ha colto l’essenza Stephenie Meyer con la sua trilogia – Twilight
(2003, Fazi Editore), New Moon (2006, LanFazi Editore), Eclipse (2007) – laddove il suo Edward è addirittura addomesticato all’idea del sangue e coltiva la speranza d’intrattenere una storia romantica con l’umana Bella.

Il vero Dracula tra Storia e Leggenda
Ma torniamo a Il discepolo. In cosa si contraddistingue questo romanzo dalle dimensioni bibliche (nella versione economica sono ben 668 pagine), rispetto ai suoi autorevoli predecessori?
Innanzitutto dall’immagine che la Kostova vuole dare del suo Dracula. L’approccio dell’autrice è scientifico e non mitologico. Ecco allora che i vari personaggi, spinti dal libro magico che appare loro nelle biblioteche di tutto il mondo, si confrontano con la vita di Vlad Tepes III, detto l’impalatore, per via delle sue sanguinarie abitudini. Il principe della Valacchia è stato a metà del ‘500 il difensore della cristianità contro il saladino Mehmed II che conquistò Istanbul. Come è possibile che quest’uomo crudele sia divenuto un vampiro, che ancor’oggi imperversa nelle capitali di tutta Europa e d’oltreoceano è quello che cercano di scoprire prima il rinomato professore Bartholomew Rossi, scomparso dal suo studio a Oxford in circostanze misteriose, poi il suo allievo Paul e la figlia stessa di Rossi, Helen, infine la figlia di Paul e il suo fidanzato Barney. Il mistero si svela a poco a poco in un tortuoso viaggio che porta i protagonisti da Istanbul a Budapest, passando per Sofia e poi in Transilvania.

Troppo serio...
Le ambizioni della Kostova sono alte. Ella, infatti, non si confronta semplicemente con un genere ma tenta di realizzare un’opera dotta e accurata, non a caso il titolo originale del volume è The Historian, ovvero Lo storico. La scrittrice rivela tramite i suoi personaggi, guarda caso tutti storici di professione, la sua conoscenza della storia medievale e delle usanze di un mondo, quello dell’Europa Orientale, a metà strada tra Oriente e Occidente. Ne risulta una lettura per certi versi affascinante, soprattutto nella descrizione dell’esotica Istanbul degli anni ’50 e del mondo oltrecortina in piena guerra fredda, per altri un po’ soporifera. In tutta onestà, pur riconoscendo i meriti del libro non si può affermare che la Kostova possieda il senso del ritmo e della suspense. Troppo spesso, infatti, la vicenda s’impantana nelle lunghe disquisizioni accademiche dei protagonisti. A nostro modesto avviso queste vanno saltate a pié pari se non si vuole correre il rischio di abbandonare la lettura prima della conclusione del libro.

Alle origini del Mito
L’impianto narrativo è simile a quello de Il codice Da Vinci. I protagonisti principali sono alla ricerca del loro Graal, in questo caso la tomba di Dracula, e la loro indagine procede decodificando brani oscuri tratti da volumi d’epoca smarriti in librerie polverose. Rispetto al best seller di Dan Brown le informazioni svelate su Vlad l’impalatore sono molto accurate, non a caso l’autrice ha speso dieci anni nella composizione del libro.
Il libro è costruito in maniera epistolare, come in Dracula di Bram Stoker. La narrazione è portata avanti a più voci e questo rende frammentaria la lettura del libro, rendendola in alcuni casi ferraginosa. Mentre nell’opera di Stoker questa particolare costruzione è uno dei punti di forza del libro nel caso de Il discepolo si rivela una scelta priva di un’autentica necessità narrativa. Un altro elemento a sfavore del romanzo risiede paradossalmente proprio nel personaggio centrale sul quale è incentrata la storia. Dracula appare infatti solo a pagina 596. Il principe del male aleggia minaccioso sui protagonisti della vicenda senza assumere mai le dimensioni di un antagonista indistruttibile, come è doveroso aspettarsi in un romanzo costruito proprio sulla sua figura.

Il sito ufficiale del libro
Scheda Elizabeth Kostova
Intervista all’autrice
L’autrice parla del libro