mercoledì 30 gennaio 2008

La regola di Machiavelli

Allan Folsom
Longanesi, 2008
Pag. 508, Euro 18,60
Traduzione Stefano Bortolussi

Madrid. Il presidente degli Stati Uniti John Henry Harris, in Europa per incontrare i capi di Stato dei Paesi membri della Nato, scopre che nel suo entourage si annidano pericolosi nemici della democrazia e della pace. I nemici si ispirano a un'appendice segreta del Principe di Machiavelli, la Regola, un documento custodito per cinquecento anni dalla setta più spietata del mondo, una confraternita internazionale alla quale appartengono uomini di potere assolutamente insospettabili. Washington. Quando Nicholas Marten riceve la telefonata di Caroline, il suo primo amore, è troppo tardi. Lei ha perso il figlio e il marito - un influente membro del Congresso - in un incidente aereo ed è stata ricoverata in seguito a un malore. All'arrivo di Nicholas, la donna è già in fin di vita, ma prima di morire mormora frasi sconnesse in cui accenna a una mano omicida che avrebbe colpito prima i suoi cari e poi lei. Sentendo che nelle ultime parole di Caroline ci sono troppi misteri, Nicholas decide di indagare. Ma non immagina l'orrore che lo aspetta e, soprattutto, quale alta personalità dello Stato sarà al suo fianco in questa indagine ad altissimo rischio.

lunedì 14 gennaio 2008

Dossier Odessa

Frederick Forsyth
Mondadori, Oscar Bestsellers
Pagine 352, Euro 8.80
Traduzione: Marco Tropea

Gli Oscar Mondadori da un paio d’anni stanno ristampando tutti i lavori dell’inglese Frederick Forsyth, ex giornalista passato a scrivere thriller eccellenti legati all’attualità. L’ultimo suo lavoro, L’afgano, affronta ad esempio il terrorismo di Al Qaeda e dipinge l’organizzazione islamica dal di dentro attraverso fonti affidabili.
Un approccio simile, quello cioè di mescolare l’indagine giornalistica alla fiction, è diventato lo stile inconfondibile di Forsyth fin dagli esordi nel 1971 con Il giorno dello sciacallo.
In Dossier Odessa (la cui prima pubblicazione avvenne nel 1972) l’autore descrive la misteriosa organizzazione di ex nazisti nata subito dopo la fine della II Guerra Mondiale con un duplice obiettivo: da un lato evitare ai propri commilitoni (tra le cui fila si celavano molte SS) gli arresti e i relativi processi; dall’altro organizzare una sorta di contropotere in Germania cercando di fare arrivare in ruoli chiave dell’industria e della politica uomini fidati, con l’obiettivo di riportare in auge il nazismo.

Una sera di novembre del 1963, nello stesso giorno in cui il Presidente John Fitzgerald Kennedy è assassinato a Dallas, il ventinovenne giornalista indipendente Peter Miller, alla ricerca di notizie da pubblicare, si reca in un quartiere d’Amburgo dove è appena avvenuto un suicidio. La vittima è un vecchio ebreo, Solomon Tauber. L’ispettore incaricato delle indagini confida a Miller che l’anziano ha lasciato un manoscritto sconcertante nel quale descrive il suo internamento nel campo di concentramento di Riga. Miller riesce ad avere il testo e scopre un universo a lui ignoto, finora rimosso dalla memoria dei giovani tedeschi, quello legato allo sterminio degli ebrei. Il campo di Riga era governato con brutalità dal capitano Eduard Roschmann e il giovane resta così scioccato dalla lettura del diario che decide di mettersi alla caccia del macellaio di Riga, ovviamente ancora a piede libero grazie a una nuova identità.
Nel corso della sua ossessiva ricerca Miller entra in contatto anche con il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal (il personaggio col nome di Liebermann era al centro de I ragazzi venuti dal Brasile di Ira Levin) che gli svela l’universo sommerso legato all’organizzazione Odessa.
Nel frattempo alcuni ebrei che lavorano per l’esercito israeliano contattano Miller e gli offrono la possibilità di crearsi una nuova identità con lo scopo di infiltrarsi nell’Odessa e riuscire così a sapere la vera identità di Roschmann.

Con uno stile secco Forsyth avanza implacabile, scena dopo scena, verso la risoluzione finale che nasconde anche le reali motivazioni che spingono Miller a cercare il boia nazista. All'epoca il libro suscitò accese discussioni in Germania poiché condannava l'indifferenza delle nuove generazioni tedesche rispetto alle atrocità commesse dai loro padri durante la II Guerra Mondiale.
A circa quarant’anni dalla sua pubblicazione Dossier Odessa è ancora un romanzo avvincente,
perfetto compromesso tra lettura di qualità e intrattenimento, poiché incentrato sulla aristotelica struttura narrativa in tre atti nella quale i protagonisti rivelano la loro natura psicologica attraverso l’azione.

venerdì 4 gennaio 2008

Amabili Resti (The lovely Bones)

Edizioni e/o
Pagine 372, Euro: 16,50
Traduzione: Chiara Belliti

Quando la macchina di papà entrò nel vialetto, cominciai a chiedermi se era questo che aspettavo da sempre: che la mia famiglia tornasse da casa, non da me, ma gli uni dagli altri senza di me.

Avevo adocchiato questo libro (edito per la prima volta nel 2002) già da un po’ di tempo. La mia curiosità è stata alimentata dallo strillo di lancio sulla copertina del libro che annuncia il film di prossima realizzazione, diretto dal neozelandese Peter Jackson, il regista della trilogia dell’anello ma anche di Creature del cielo e Sospesi del tempo, due pellicole dominate dal senso del lutto e della precarietà della vita.
La mia collega Elena, sopraffina lettrice, mi ha subito prestato il libro che ho letto in pochi giorni.
L’incipit di Amabili Resti è agghiacciante: la quattordicennne Susie Salmon è stuprata e poi assassinata da un vicino di casa, il sig. Harvey. Questi poi si sbarazza del corpo facendolo a pezzi e gettandolo in una discarica. Da questo momento la famiglia Salmon, composta dalla mamma Abigail, il papà Jack e i due fratelli Lindsey e Bucky, piomba in una spirale d’angoscia che rischia di comprometterne l’apparente unità.
Siamo negli anni ’70 e l’intera vicenda è raccontata in prima persona da Susie che, in una sorta di Paradiso, vede agire i suoi cari (parenti e amici) nel corso di un decennio, durante il quale l’inevitabile scorrere del tempo, lenirà il dolore della perdita, che ognuno dei componenti avrà elaborato a proprio modo. I fratelli diverranno grandi, i suoi genitori si lasceranno, il sig Harvey non verrà mai arrestato, continuando imperterrito a fare del male.

Con una prosa commovente la Sebold mostra una sensibilità fuori dal comune delineando le dinamiche psicologiche dei suoi protagonisti. Ne esce fuori il ritratto dolente di una famiglia che solo a prezzo di eroici sacrifici quotidiani riuscirà a convivere con un lutto insostenibile.
Amabili resti è un libro emozionante e leggendolo mi sono chiesto più volte come la Sebold abbia potuto entrare nelle pieghe dell’animo e raccontare dolori così grandi in un modo così autentico. Poi ho letto le note sull’autrice e ho capito: "Alice Sebold è nata nel 1963. Nel 1999 ha pubblicato Lucky (Edizioni e/o, 2003), un libro di ricordi sullo stupro subito nel 1981, quando studiava all’Università di Syracuse, nello stato di New York".