mercoledì 14 dicembre 2011

GLI ANNI DELL'AVVENTURA (YOUNG WINSTON)

Ufficiale di cavalleria, giornalista, eroe di guerra: il primo periodo della vita di Churchill è caratterizzato da eventi straordinari che forgeranno la sua tempra di combattente e lo prepareranno alla dura lotta politica. Li descrive con efficacia Richard Attenborough nel suo film d'esordio dedicato proprio al giovane Winston.

Richard Attenborough è un apprezzato attore (Quelli della san Pablo, Jurassic Park) ma anche un valido regista, famoso sopratutto per la sua spettacolare biografia di Gandhi, vincitrice nel 1983 di ben 8 premi Oscar. Tuttavia egli aveva già fatto vedere le sue doti di biografo cinematografico nella sua seconda opera, datata 1972, che da noi in Italia ebbe un'uscita fugace e non fu più riproposta nemmeno in DVD.
Gli anni dell'avventura narra nel più classico stile da british movie (sulla scorta di grandi classici come Le quattro piume, Khartoum e Lawrence d'Arabia) le gesta adolescenziali di un intraprendente Winston Churchill, interpretato da Simon Ward, prima che diventasse il condottiero della Gran Bretagna.
La carriera politica di Winston Churchill ha caratterizzato oltre due terzi del XX° secolo, segnando indelebilmente le vicende storiche non solo dell’Inghilterra ma dell’Europa e del mondo. Tuttavia, prima di entrare nell’agone politico a soli 26 anni, la vita dello statista è segnata da eventi per nulla dissimili a un romanzo avventuroso di Rudyard Kipling e che il film di Attenborough ritrae efficacemente.
La giovinezza di Churchill, infatti, è un compendio ideale per comprendere la politica imperialista dell’impero britannico nel delicato passaggio dalla fine di un secolo - caratterizzato dal lungo regno della Regina Vittoria, conclusosi nel 1901 - a quello successivo, segnato da due guerre mondiali che avrebbero sconvolto l’Europa.

Winston Churchill nasce in casa, a Blenheim Palace, il 30 novembre 1874. Sua madre, Lady Randolph Churchill (interpretata dalla seducente Anne Bancroft), è americana, figlia di un ricco finanziere di New York. Da parte di padre egli è un rampollo dell’aristocrazia britannica. Suo nonno è il settimo duca di Marbourogh, mentre suo padre, Lord Randolph (un austero Robert Shaw), è stato eletto alla Camera dei Comuni un anno prima della sua nascita.
All’età di sette anni Winston è mandato in un collegio scolastico, il prestigioso St George’s Ascot. Il bambino detesta la scuola e le rigide norme educative, che non di rado prevedono punizioni cor
porali. La sua prima pagella lo vede in graduatoria ultimo di tutta la classe. I suoi studi successivamente migliorano, specialmente in storia e geografia, ma il bambino si fa sempre più disubbidiente. Inoltre egli soffre la distanza dai suoi genitori, assorbiti dalla loro vita politica e mondana. Per motivi di salute Winston cambia scuola ed è iscritto a Brighton, una località sul mare. I risultati scolastici migliorano ma la sua salute resta sempre delicata, tant’è che a undici anni deve combattere una pericolosa polmonite.

Nel luglio del 1895 Lord Randolph è eletto alla Camera dei Comuni nel Partito dei Tories. Il secondo governo presieduto da Lord Salisbury vede la nascita di un nuovo movimento politico, quel partito conservatore e unionista di cui, 53 anni dopo, Churchill sarebbe diventato leader.
Lord Randolph è nominato Cancelliere dello scacchiere, con l’importante compito di amministrare finanziariamente l’impero britannico. Durante la preparazione del suo primo budget Lord Randolph si oppone alla politica estera del governo, tutta fondata sull’espansione e sulla crescita degli armamenti. Egli, viceversa, sta studiando il modo di operare un sistema di tassazione equo rispetto alle varie fasce sociali. Quando si rende conto che i due ministri delle forze armate non hanno intenzione di ridurre le spese dei rispettivi dicasteri si dimette dalla carica. Con suo grande stupore le dimissioni vengono accettate. Lord Randolph è scioccato: la sua mossa voleva solo mettere pressione ai ministri della marina e della guerra invece ha determinato la sua rovina politica.

Nel 1877 Churchill prosegue i suoi studi a Harrow. Egli supera brillantemente gli esami di ammissione ed entra nella scuola nell’aprile del 1888. Pur distinguendosi negli studi il ragazzo si fa notare ancora una volta per la sua indisciplina. A diciotto anni Churchill termina il suo percorso scolastico nelle public schools, un periodo lungo nove anni che nel giovane ha procurato più delusioni che insoddisfazioni.
Lord Randolph, convinto che il giovane non abbia le capacità per frequentare l’università, lo propone all’accademia militare. Churchill si prepara dunque a entrare nell’accademia militare di Sandhurst, destinata agli ufficiali di fanteria e cavalleria. Nel 1892 i suoi primi due tentativi falliscono.

Nel luglio del 1893, al suo terzo tentativo, Winston è ammesso alla scuola militare di Sandhurst. Il suo punteggio non è però sufficiente a farlo entrare in fanteria, ragion per cui egli si deve accontentare della cavalleria. Il padre, affetto da una grave forma di sifilide che ne mina il sistema nervoso, ha una reazione rabbiosa e gli scrive una lettera colma di delusione: “… Vi sono due modi per superare un esame, uno degno di lode e l’altro no. Sfortunatamente, hai scelto il secondo metodo e sembri molto soddisfatto del successo.” Poi prosegue, ancora più duramente: “… ciò dimostra in modo inconfutabile il tuo stile di lavoro sciatto, spensierato e irresponsabile, con cui ti sei sempre distinto nelle varie scuole… Imprimiti indelebilmente nella mente quanto segue: se la tua condotta e le tue azioni a Sandhurst saranno analoghe a ciò che sono state in altre istituzioni in cui vanamente si è cercato di impartirti una certa educazione, allora la responsabilità che ho di te verrà meno.”
Il giovane, all’oscuro della malattia del padre, risponde rammaricato: “… cercherò di modificare l’opinione che hai di me con il mio lavoro e la mia condotta a Sandhurst per il tempo che vi trascorrerò.” Chruchill si approccia alla vita militare con entusiasmo e all’esame di equitazione si piazza secondo su 127 cadetti, mentre supera l’esame di ammissione piazzandosi ventesimo su 130 cadetti.

Il 24 gennaio 1895 Lord Randolph muore e soltanto un mese dopo il figlio entra in cavalleria con il grado di secondo luogotenente al 4º Ussari di stanza a Aldershot. Verso la fine dell’anno Churchill decide di andare a Cuba dove è in corso una rivolta locale contro i dominatori spagnoli. Ufficialmente Churchill deve informarsi sugli effetti delle nuove pallottole in uso negli eserciti. Tuttavia il giovane ne approfitta per scrivere cinque reportage pubblicati per il Daily Graphic. Il viaggio si rivela molto istruttivo. Una sosta negli Stati Uniti permette a Churchill di visitare l’accademia di West Point e di farsi le idee più chiare sulla situazione politica a Cuba e sull’inevitabile coinvolgimento militare degli Stati Uniti. Nell’estate del 1896 Churchill ha le idee chiare su cosa farà da grande. Egli vuole impegnarsi in politica per emulare le gesta del padre e riscattarlo ma per essere eletto deve avere un curriculum prestigioso. Ecco perché vorrebbe andare in Egitto. La sua speranza è divenire aiutante in campo del generale Sir Herbert Kitchener, comandante delle truppe britanniche che si apprestano a sferrare il colpo decisivo per riconquistare il Sudan. In una lettera egli fa pressione sulla madre affinché lo raccomandi presso il ministro della guerra Lord Lansdowne per unirsi alle forze impegnate nella repressione della sollevazione in Matabeleland. Egli spera di tornare dalla missione con una medaglia che gli consentirebbe di avviare al meglio la sua carriera politica. Tuttavia il suo tentativo sfuma ed è costretto a partire con il suo reggimento per l’India. Tornato in congedo a Londra Winston pronuncia il suo primo discorso politico a Bath a favore dei Tories, poi, venuto a conoscenza della rivolta afgana ai confini con l’India, chiede al generale Sir Bindan Blood, amico di famiglia, di entrare nel corpo di spedizione. Questi può solo offrirgli un posto come corrispondente, con la promessa di inserirlo alla prima occasione utile tra gli effettivi. Nell’agosto del 1897 Churchill parte per l’Afghanistan. Giunto a Malakand viene informato dalla madre che il Daily Telegraph pubblicherà le sue lettere dal fronte. Tornato in servizio effettivo poco dopo, su ordine del generale Blood, egli partecipa a un violento conflitto contro i locali presso il villaggio di frontiera di Markhanai. Nelle sue lettere alla madre Churchill rivela la sua ambizione che lo porta a compiere azioni rischiose deliberatamente, alla ricerca di un’eco in patria che gli permetta di conferirgli la giusta popolarità per entrare nell’agone politico. E il suo coraggio, infatti, lo mette in luce presso il generale, che non esita a decorarlo per le sue azioni in battaglia. Da queste gesta egli trae un volume di memorie, The Story of Malakand Field Force, che riscuote un notevole successo in patria.

Tornato in Inghilterra Churchill persegue con determinazione il suo scopo: adesso vuole essere assegnato all’esercito del generale Kitchener in Sudan. Approfittando dell’amicizia di Lord Salisbury, allora primo ministro, che ha apprezzato il suo libro, egli chiede una segnalazione presso il generale. Quest’ultimo però è refrattario alle raccomandazioni e a nulla valgono le insistenze di Lady Randolph che ottengono anzi l’effetto di irritare l’ufficiale. Alla fine, però, Churchill è accettato nel luglio del 1898 nel 21° lancieri, destinazione Egitto. A Omdurman, separata da Khartoum dal fiume, il primo settembre i dervisci attaccano l’esercito britannico. Qui egli partecipa alla sua prima e ultima carica di cavalleria. Lo scontro, che si risolve con il successo dell’esercito inglese, è macchiato dal massacro dei feriti ad opera delle truppe di Kitchener. Una strage che fa inorridire Churchill, il quale non solo non ne prende parte ma la denuncia nel suo nuovo libro, The River War, in cui critica aspramente l’operato del suo comandante.

Dopo una breve parentesi in India, Winston abbandona la vita militare e decide l’ingresso in politica tra le file dei Tories. Il suo primo tentativo fallisce per una manciata di voti. Allora decide di recarsi in Sudafrica dove sta per scoppiare una guerra tra i boeri e l’esercito inglese che vuole mettere fine all’indipendenza delle due repubbliche boere, il Transvaal e il libero stato d’Orange. Egli parte come inviato del Daily Mail nell’ottobre del 1899. In Sud Africa Churchill inizia il suo peregrinare per lo stato alla ricerca di eventi drammatici da narrare. Il 15 di novembre il capitano Aylmer Holdane, un suo amico dai tempi dell’India, riceve l’ordine di effettuare una ricognizione in treno, direzione Colenso. L’ufficiale invita Churchill a seguirlo. Quest’ultimo, che ha già percorso due volte quel tragitto, esita ma alla fine accetta. In quel momento Winston ignora di andare incontro a uno dei momenti cruciali della sua vita. Il treno corazzato parte da Estcourt alle 5 e 10 del 16 novembre ed è attaccato dalle truppe boere qualche ora più tardi nei pressi di Chieveley, dove è colpito da una granata dell’artiglieria e deraglia, facendo finire uno dei vagoni corazzati sui binari. Churchill si offre di aiutare Haldane: sotto il fuoco nemico organizza gli uomini e ordina al macchinista di mettere in moto la locomotrice per rimuovere i rottami dei vagoni dalle rotaie. Per oltre un’ora continua a tentare mentre il fuoco dell’artiglieria e delle mitragliatrici si fa più pressante. Alla fine il suo sforzo è premiato e la motrice può partire con i feriti a bordo, in direzione di Frere. Dopo circa un miglio il ragazzo scende per tornare indietro a recuperare Haldane ignorando che nel frattempo quest’ultimo si è arreso ai boeri. Winston s’imbatte in due ribelli a cavallo che gli puntano contro i fucili e lo catturano.
Churchill trascorre il suo venticinquesimo compleanno nella prigione States Model School di Pretoria chiedendo in una lettera indirizzata al Ministro della Guerra Louis de Souza di essere rilasciato. Tuttavia le sue gesta eroiche ne hanno fatto un prigioniero celebre e le autorità boere non alcuna intenzione di rilasciarlo. Si fa strada in lui l’idea della fuga, tanto più che ha capito che il capitano Halder e il sergente maggiore Brockie hanno intenzione di evadere. Il loro piano prevede di scavalcare il muro della latrina che dà sul giardino di un’abitazione privata e fuggire da Pretoria nascondendosi di notte e viaggiando di giorno per percorrere a piedi i 500 km che li separano dal Mozambico portoghese. La sera del 12 dicembre Churchill riesce a evadere mentre Haldane è fermato da una sentinella. Solo, senza bussola e senza conoscere una parola di afrikaans, Churchill si dirige subito verso la ferrovia. Il fuggiasco sale sul primo treno di passaggio e ne discende subito prima dell’alba nei pressi di Witbank, un piccolo centro minerario, 60 miglia ad est di Pretoria. Nel frattempo la sua evasione è stata scoperta ed è iniziata una vasta caccia all’uomo. Affamato, Churchill bussa alla porta di una casa adiacente a una miniera di carbone. Qui il destino lo aiuta. La miniera, infatti, è gestita dagli unici inglesi della zona. Il direttore della miniera, John Howard, e l’ingegnere Dan Dewsnap, nativo di Oldham (il distretto elettorale presso cui Churchill si era presentato alle elezioni) lo nascondono nelle viscere della terra per tre lunghissimi giorni. La sera del 19 il giovane viene aiutato a salire su un vagone ferroviario diretto sulla costa. Egli rimane nascosto tra le balle di lana fino a quando il treno non raggiunge la frontiera portoghese, poi, esaltato dall’impresa, ne esce fuori e, avvolto dalla fuliggine del treno, spara esultante alcuni colpi di pistola in aria.
Giunto allo scalo merci di Lourenço Marques si reca subito al consolato britannico che alle quattro del pomeriggio del 21 dicembre telegrafa al quartier generale inglese in Sud Africa: “Pregovi informare parenti che Winston Churchill è giunto oggi.”

Non pago dell’impresa, Churchill decide di tornare subito in Sud Africa. Il 2 gennaio 1900 è nominato ufficiale della South African Light Horse: è di nuovo un soldato, destinato a distinguersi ancora una volta per il suo indomito coraggio in un conflitto tra i più cruenti mai combattuti dall’esercito inglese. Egli partecipa alla battaglia per la difesa di Pretoria, conclusasi a favore dei britannici, infine il 7 luglio parte dal Sud Africa dove non sarebbe più tornato. Carico di onori, torna in patria acclamato dai suoi compatrioti: ora può cominciare la sua trionfale carriera politica.

Una pellicola old style che si apprezza per il suo stile epico e bigger than life.



di Richard Attenborough
Con:
Robert Shaw: Lord Randolph Churchill
Anne Bancroft: Lady Jennie Churchill
Simon Ward: Winston Churchill
Jack Hawkins: Mr. Welldon
Ian Holm: George E. Buckle
Anthony Hopkins: David Lloyd George

DVD edito da Columbia Pictures


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Winston Chrchill, Gli anni dell'avventura, I grandi tascabili Bompiani, 1997 RCS Libri
Martin Gilbert, Churchill, Mondadori, 1992

martedì 11 ottobre 2011

Casinò Royale

Prima edizione Glidrose Productions Ltd, 1953
Versione italiana: Prima edizione: Garzanti 1965 - Ultima edizione: Guanda Editore, 2004

"Alle tre del mattino l'odore del casinò, il fumo e il sudore danno la nausea. A quell'ora, il logorio interiore tipico del gioco d'azzardo - misto di avidità, paura e tensione nervosa - diventa intollerabile. I sensi si risvegliano e si torcono per il disgusto.
All'improviso James Bond si accorse di essere stanco."

Queste poche righe fulminanti segnano l'esordio di un nuovo eroe letterario. La spia per antonomasia è presentata da Fleming nel suo primo romanzo della serie come un uomo di mondo, che ama la vita agiata, a cui piacciono le donne (delle quali però diffida), anche se è pronto ad innamorarsene. Il gioco d'azzardo è una sua passione, così come lo sono le sigarette, i drink e una cena in un elegante restaurant francese. Fisicamente Bond è presentato come un uomo intorno ai 35 anni, alto, dai capelli neri, una leggera cicatrice sulla guancia destra, una vaga rassomiglianza con il musicista e cantante Hoagy Carmichael.

"L'idea che stavo per metter fine al mio celibato mi rendeva piuttosto nervoso. Per scaricare quella tensione che non mi dava pace, buttai giù un romanzo..." Con la sua consueta ironia così commentava Fleming la nascita della sua carriera di novelist. Scritto nel gennaio del 1952, durante una vacanza estiva nella sua residenza giamaicana di Goldeneye, Casinò Royale è l'archetipo dei romanzi di spionaggio. Il libro ha una struttura narrativa molto semplice, ed è suddiviso nei classici tre atti aristoteliani.
Nella prima parte è presentato il protagonista e la sua missione. James Bond si trova nell'immaginaria cittadina di Royale Les Eaux, sulla Costa Azzurra. Egli è stato mandato fin lì dal suo superiore dei servizi segreti inglesi, M., (l'iniziale si riferisce probabilmente al soprannome con il quale Fleming chiamava sua mamma) per sconfiggere al tavolo del baccarà Le Chiffre, testa di ponte dei sovietici in Francia, tesoriere e pagatore del sindacato comunista d'oltralpe. Siamo in piena guerra fredda, giacché la vicenda si svolge a metà degli anni '50. Le Chiffre è un apolide (da qui il cognome da lui scelto "una cifra", così si considera per via del numero sul suo passaporto), divenuto ricco sfruttando la prostituzione con una serie di bordelli dislocati in tutta la Francia. Tuttavia la nuova legge vieta le case chiuse e il losco faccendiere si trova in debito di oltre 50 milioni di franchi nei confronti dei servizi segreti sovietici. Quest'ultimi hanno messo a disposizione l'ingente somma di denaro per il finanziamento del sindacato. Per evitare la vendetta della Smersh (dipresso di Smyert Shpionam "morte alle spie") Le Chiffre decide di tentare la sorte al tavolo da gioco, sperando di recuperare con il gioco d'azzardo le finanze sperperate.
L'idea di M. è mandare il suo agente migliore con licenza di uccidere doppio zero in Costa Azzurra per sfidare a carte il truffatore. Se il piano dovesse andare a buon fine il gangster al soldo del KGB si ritroverebbe squattrinato e con un piede nella fossa. 1)

Bond accetta la sfida e si reca a Royale dove trova ad aiutarlo Renè Mathis, il suo collegamento in Francia, Felix Leiter, agente della CIA, e Vesper Lynd, affascinante collega che dovrà guardargli le spalle.
Appena arrivato Bond sfugge a un attentato ai suoi danni da parte di due bulgari, poi, prima di sfidare Le Chiffre al gioco, controlla il casinò per studiare i tavoli. Qui Fleming coglie l'occasione per esprimere alcune delle idee cardine del suo personaggio in tema di donne e di azzardo. "... la fortuna, con tutti i suoi capricci, non andava temuta, ma amata. Bond la vedeva come una donna che bisognava corteggiare con dolcezza o prendere con brutalità; mai cercare di arruffianarsela o di correrle dietro."
La sera 007 invita a cena Vesper la corteggia a modo suo, con un misto di raffinatezza e sensualità, anche se il suo pensiero fisso è affrontare Le Chiffre.

La seconda parte del romanzo si apre con i capitoli 10, 11, 12 e 13, interamente dedicati alla sfida al baccarà dei due protagonisti. Sono le parti più eccitanti del libro per lo stile asciutto con il quale l'autore descrive un mondo che conosce bene, essendo un assiduo frequentatore del casinò di Le Touquet, vicino a Deauville. L'antagonista di Bond è descritto come astuto e senza scrupoli, con un'aria sinistra. Si dice che Fleming si sia ispirato per questo personaggio al celebre satanista Alistair McCrowley, che durante la seconda guerra mondiale si offrì di fare da mediatore con il prigioniero Rudolph Hess, col quale condivideva la passione per l'occulto (tra l'altro McCrowley appare anche sulla copertina dell'album dei Beatles Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band).
Dopo una prima fase di gioco nella quale Bond guadagna una somma considerevole ne segue una seconda in cui è la sua nemesi a prevalere, lasciandolo privo di finanze. Bond è stato sconfitto ma interviene a dargli manforte Leiter, il quale gli offre in una busta 32 milioni di franchi per proseguire la partita. Di fronte allo spregiudicato rilancio dell'intero banco Le Chiffre vacilla ma è costretto a giocare la puntata. Il duello finale vede Bond prevalere, fino alla perdita dell'intero patrimonio di Le Chiffre.
Tornato in camera Bond nasconde l'assegno da 40 milioni di franchi e va a cena con Vesper. La ragazza è inquieta e abbandona la cena perché chiamata da Mathis per un resoconto della serata. In realtà è una trappola, tesa da Le Chiffre che rapisce la ragazza. 007 capisce tutto ma quando esce dal locale vede la macchina del malvivente allontanarsi. A bordo della sua Bentley Bond inizia un inseguimento sulle tortuose strade della Costa Azzurra ma si ribalta con la sua auto a causa di una trappola tesa dagli uomini di Le Chiffre con un tappeto di chiodi. Catturato, Bond è portato in una villa inabitata nel cuore della campagna francese. Denudato, è torturato con sadismo da Le Chiffre che vuole sapere dove ha nascosto i soldi. Bond resiste al dolore e non parla ma quando sta per cedere un evento inaspettato lo soccorre. Un agente del KGB giustizia con un colpo di pistola alla testa Le Chiffre e poi si allontana, non prima di avere inciso con un pugnale sulla mano di Bond le lettere SH, ovvero Shpionam. L'esecuzione di Le Chiffre è descritta da Fleming con brutale realismo: "Si sentì un puff acuto, non più sonoro della bolla d'aria che esce da un tubetto di dentifricio. Nessun altro rumore, nessuno: e di colpo a Le Chiffre spuntò un altro occhio, un terzo occhio all'altezza degli altri due, proprio dove il naso massiccio cominciava a sporgere dalla fronte. Era un piccolo occhio nero, senza ciglia né sopracciglia."

La terza parte inizia al capitolo 19 e presenta Bond nel letto di un ospedale. L'agente è stato recuperato da Mathis che ha salvato anche la ragazza, per fortuna incolume. Bond, invece, è rimasto scosso nel corpo e nell'anima. In una conversazione con Mathis esprime i suoi dubbi circa la liceità delle sue azioni. Un disincato amaro affiora dalle sue parole: è così labile la differenza tra il bene e il male che non è più sicuro delle sue azioni. Inoltre le ferite che ha subito nelle parti più intime sono gravi; il nostro è preoccupato che possano avere delle ripercussioni irreversibili sulla sua virilità. E' anche per questo che rifiuta dapprincipio tutte le visite di Vesper. La ragazza infatti lo attrae più di quanto egli stesso è disposto ad ammettere. Alla fine però 007 capitola e incontra la donna. Attratto da lei, accetta di passare la sua riabilitazione in un piccolo hotel della costa. I due s'innamorano perdutamente l'una dell'altra e Bond considera seriamente l'ipotesi matrimonio. Ma un'ombra cupa minaccia il loro rapporto. Vesper è convinta di essere seguita da un misterioso uomo in nero col monocolo. Bond dapprima non vuole crederle ma le bugie della ragazza lo insospettiscono fino a quando accade l'impensable: Vesper si suicida, inghiottendo un intero flacone di Nembutal. A Bond, disperato per la perdita, ella ha lasciato una lettera nella quale dichiara di essere una spia dei russi. Ha accettato il doppio gioco perché i sovietici la ricattavano di uccidere il suo amante, un pilota polacco catturato durante la guerra e prigioniero della Smersh. La ragazza si è tolta la vita non sopportando l'idea di rivelare a Bond, di cui si era innamorata, la verità.
E' questa la parte più crepuscolare del libro nel quale Fleming mette in luce un aspetto romantico di Bond che contrasta con l'idea che ci eravamo fatti di lui leggendo il libro. Dietro quella scorza da uomo rude si cela in fondo un romanticone. E nessuno dei lettori gli crede quando, chiamando il suo agente di collegamento a Londra egli dichiara: "Parla 007. Da un telefono pubblico. Emergenza. Trasmetti subito: 3030 faceva il doppio gioco per Ivan."
"Sì, accidenti: ho detto 'faceva'. E' morta la puttana".

Casinò Royale è un ottimo thriller che reinventa il genere facendo invecchiare di colpo i classici Conan Doyle, Agatha Christie e Edgar Wallace. Fino a quel momento, infatti, la letteratura inglese non aveva mai proposto qualcosa di innovativo nel genere spionistico. Fatta eccezione per il Richard Hannay di John Buchan, un ingegnere ingaggiato ogni tanto dal servizio segreto, e qualche storia di Eric Ambler, James Bond s'impone immediatamente come un personaggio nuovo. La spia di Fleming, crudele ma col sorriso sulle labbra, è più vicino al personaggio di Mike Hammer, inventato da Mickey Spillane che al Philip Marlowe di Raymond Chandler (che peraltro apprezzava i romanzi di Fleming). A Spillane Casinò Royale deve almeno due elementi. Il primo è la ragazza, Vesper, che s'innamora di Bond salvo poi rivelarsi una spia nemica. In un romanzo di Spillane sarebbe stato lo stesso Hammer a ucciderla, mentre in Fleming la donna si suicida. Con Hammer Bond ha in comune anche la trasformazione dell'amore in odio: "E' morta la puttana", così si conclude il libro e così 007 liquida il suo sentimento d'affetto verso Vesper.
In secondo luogo Bond è ossessionato da un'immagine: quella di un giapponese esperto in codici che egli ha eliminato freddandolo da un grattacielo di fronte. Pure Mike Hammer appare costantemente tormentato dal ricordo di un soldato giapponese ucciso in guerra. Un'analogia che, come sottolinea Eco nel saggio "Il caso Bond" non è casuale. In entrambi i personaggi il ricordo della morte del giapponese è alla base delle loro nevrosi ma Fleiming decide di risolvere il problema di Bond per via non terapeutica, escludendo quindi aspetti psicologici nello sviluppo narrativo dei successivi romanzi.
Fleming omaggia anche George Simenon, il suo autore preferito. Molte delle avventure di Bond sono ambientate in Francia e risentono dell'atmosfera tipicamente francese che Simenon instillava nelle pagine dedicate al suo Maigret. Ma quello che colpisce maggiormente è la cura maniacale per i dettagli che sarà ripresa da Terence Young nella prima avventura cinematografica, Dr. No. L'attenzione di Fleming verso gli oggetti di vita quotidiana, liquori, profumi, sigarette, automobili, tutti orientati al lusso estremo, forniscono al lettore elementi di glamour sui quali fantasticare sognando di immedesimarsi, uscendo dal grigiore della vita quotidiana fatta invece di bollette da pagare, un lavoro noioso e una moglie invecchiata precocemente. E poi le donne: affascinanti, bellissime, misteriose, depravate. Bond spesso le tratta con disprezzo ma altre volte ne subisce il fascino, come nel caso di Vesper. Fleming costruisce così un universo letterario ex novo, destinato a colpire l'immaginario dei lettori di tutto il mondo. I semi del mito sono stati gettati.

1) L'idea di Casinò Royale proviene da un'esperienza di vita dello stesso Fleming, come d'altra parte molti degli avvenimenti narrati nei suoi libri. Nel 1941 l'autore, all'epoca agente del servizio segreto, tentò di spennare al casinò dell'Estoril in Portogallo, alcuni membri dello spionaggio tedesco sfidandoli a chemin de fer. Tuttavia Fleming perse tutto e dovette anche farsi prestare i soldi dal capo. Di eroico, dunque, la sua missione non ebbe nulla ma nella versione trasfigurata sulle pagine l'avvenimento ha ben altra risoluzione. Fin dall'esordio si prefigura dunque quella che John Pearson nel suo studio "La vita di Ian Fleming" definisce l'autobiografia di un sogno. Bond è l'alter ego romanzato di Fleming, l'esasperazione dei suoi vizi e delle sue virtù, sublimate da un eroismo iperrealista.

Ian Fleming spiega come è nato James Bond