martedì 11 ottobre 2011

Casinò Royale

Prima edizione Glidrose Productions Ltd, 1953
Versione italiana: Prima edizione: Garzanti 1965 - Ultima edizione: Guanda Editore, 2004

"Alle tre del mattino l'odore del casinò, il fumo e il sudore danno la nausea. A quell'ora, il logorio interiore tipico del gioco d'azzardo - misto di avidità, paura e tensione nervosa - diventa intollerabile. I sensi si risvegliano e si torcono per il disgusto.
All'improviso James Bond si accorse di essere stanco."

Queste poche righe fulminanti segnano l'esordio di un nuovo eroe letterario. La spia per antonomasia è presentata da Fleming nel suo primo romanzo della serie come un uomo di mondo, che ama la vita agiata, a cui piacciono le donne (delle quali però diffida), anche se è pronto ad innamorarsene. Il gioco d'azzardo è una sua passione, così come lo sono le sigarette, i drink e una cena in un elegante restaurant francese. Fisicamente Bond è presentato come un uomo intorno ai 35 anni, alto, dai capelli neri, una leggera cicatrice sulla guancia destra, una vaga rassomiglianza con il musicista e cantante Hoagy Carmichael.

"L'idea che stavo per metter fine al mio celibato mi rendeva piuttosto nervoso. Per scaricare quella tensione che non mi dava pace, buttai giù un romanzo..." Con la sua consueta ironia così commentava Fleming la nascita della sua carriera di novelist. Scritto nel gennaio del 1952, durante una vacanza estiva nella sua residenza giamaicana di Goldeneye, Casinò Royale è l'archetipo dei romanzi di spionaggio. Il libro ha una struttura narrativa molto semplice, ed è suddiviso nei classici tre atti aristoteliani.
Nella prima parte è presentato il protagonista e la sua missione. James Bond si trova nell'immaginaria cittadina di Royale Les Eaux, sulla Costa Azzurra. Egli è stato mandato fin lì dal suo superiore dei servizi segreti inglesi, M., (l'iniziale si riferisce probabilmente al soprannome con il quale Fleming chiamava sua mamma) per sconfiggere al tavolo del baccarà Le Chiffre, testa di ponte dei sovietici in Francia, tesoriere e pagatore del sindacato comunista d'oltralpe. Siamo in piena guerra fredda, giacché la vicenda si svolge a metà degli anni '50. Le Chiffre è un apolide (da qui il cognome da lui scelto "una cifra", così si considera per via del numero sul suo passaporto), divenuto ricco sfruttando la prostituzione con una serie di bordelli dislocati in tutta la Francia. Tuttavia la nuova legge vieta le case chiuse e il losco faccendiere si trova in debito di oltre 50 milioni di franchi nei confronti dei servizi segreti sovietici. Quest'ultimi hanno messo a disposizione l'ingente somma di denaro per il finanziamento del sindacato. Per evitare la vendetta della Smersh (dipresso di Smyert Shpionam "morte alle spie") Le Chiffre decide di tentare la sorte al tavolo da gioco, sperando di recuperare con il gioco d'azzardo le finanze sperperate.
L'idea di M. è mandare il suo agente migliore con licenza di uccidere doppio zero in Costa Azzurra per sfidare a carte il truffatore. Se il piano dovesse andare a buon fine il gangster al soldo del KGB si ritroverebbe squattrinato e con un piede nella fossa. 1)

Bond accetta la sfida e si reca a Royale dove trova ad aiutarlo Renè Mathis, il suo collegamento in Francia, Felix Leiter, agente della CIA, e Vesper Lynd, affascinante collega che dovrà guardargli le spalle.
Appena arrivato Bond sfugge a un attentato ai suoi danni da parte di due bulgari, poi, prima di sfidare Le Chiffre al gioco, controlla il casinò per studiare i tavoli. Qui Fleming coglie l'occasione per esprimere alcune delle idee cardine del suo personaggio in tema di donne e di azzardo. "... la fortuna, con tutti i suoi capricci, non andava temuta, ma amata. Bond la vedeva come una donna che bisognava corteggiare con dolcezza o prendere con brutalità; mai cercare di arruffianarsela o di correrle dietro."
La sera 007 invita a cena Vesper la corteggia a modo suo, con un misto di raffinatezza e sensualità, anche se il suo pensiero fisso è affrontare Le Chiffre.

La seconda parte del romanzo si apre con i capitoli 10, 11, 12 e 13, interamente dedicati alla sfida al baccarà dei due protagonisti. Sono le parti più eccitanti del libro per lo stile asciutto con il quale l'autore descrive un mondo che conosce bene, essendo un assiduo frequentatore del casinò di Le Touquet, vicino a Deauville. L'antagonista di Bond è descritto come astuto e senza scrupoli, con un'aria sinistra. Si dice che Fleming si sia ispirato per questo personaggio al celebre satanista Alistair McCrowley, che durante la seconda guerra mondiale si offrì di fare da mediatore con il prigioniero Rudolph Hess, col quale condivideva la passione per l'occulto (tra l'altro McCrowley appare anche sulla copertina dell'album dei Beatles Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band).
Dopo una prima fase di gioco nella quale Bond guadagna una somma considerevole ne segue una seconda in cui è la sua nemesi a prevalere, lasciandolo privo di finanze. Bond è stato sconfitto ma interviene a dargli manforte Leiter, il quale gli offre in una busta 32 milioni di franchi per proseguire la partita. Di fronte allo spregiudicato rilancio dell'intero banco Le Chiffre vacilla ma è costretto a giocare la puntata. Il duello finale vede Bond prevalere, fino alla perdita dell'intero patrimonio di Le Chiffre.
Tornato in camera Bond nasconde l'assegno da 40 milioni di franchi e va a cena con Vesper. La ragazza è inquieta e abbandona la cena perché chiamata da Mathis per un resoconto della serata. In realtà è una trappola, tesa da Le Chiffre che rapisce la ragazza. 007 capisce tutto ma quando esce dal locale vede la macchina del malvivente allontanarsi. A bordo della sua Bentley Bond inizia un inseguimento sulle tortuose strade della Costa Azzurra ma si ribalta con la sua auto a causa di una trappola tesa dagli uomini di Le Chiffre con un tappeto di chiodi. Catturato, Bond è portato in una villa inabitata nel cuore della campagna francese. Denudato, è torturato con sadismo da Le Chiffre che vuole sapere dove ha nascosto i soldi. Bond resiste al dolore e non parla ma quando sta per cedere un evento inaspettato lo soccorre. Un agente del KGB giustizia con un colpo di pistola alla testa Le Chiffre e poi si allontana, non prima di avere inciso con un pugnale sulla mano di Bond le lettere SH, ovvero Shpionam. L'esecuzione di Le Chiffre è descritta da Fleming con brutale realismo: "Si sentì un puff acuto, non più sonoro della bolla d'aria che esce da un tubetto di dentifricio. Nessun altro rumore, nessuno: e di colpo a Le Chiffre spuntò un altro occhio, un terzo occhio all'altezza degli altri due, proprio dove il naso massiccio cominciava a sporgere dalla fronte. Era un piccolo occhio nero, senza ciglia né sopracciglia."

La terza parte inizia al capitolo 19 e presenta Bond nel letto di un ospedale. L'agente è stato recuperato da Mathis che ha salvato anche la ragazza, per fortuna incolume. Bond, invece, è rimasto scosso nel corpo e nell'anima. In una conversazione con Mathis esprime i suoi dubbi circa la liceità delle sue azioni. Un disincato amaro affiora dalle sue parole: è così labile la differenza tra il bene e il male che non è più sicuro delle sue azioni. Inoltre le ferite che ha subito nelle parti più intime sono gravi; il nostro è preoccupato che possano avere delle ripercussioni irreversibili sulla sua virilità. E' anche per questo che rifiuta dapprincipio tutte le visite di Vesper. La ragazza infatti lo attrae più di quanto egli stesso è disposto ad ammettere. Alla fine però 007 capitola e incontra la donna. Attratto da lei, accetta di passare la sua riabilitazione in un piccolo hotel della costa. I due s'innamorano perdutamente l'una dell'altra e Bond considera seriamente l'ipotesi matrimonio. Ma un'ombra cupa minaccia il loro rapporto. Vesper è convinta di essere seguita da un misterioso uomo in nero col monocolo. Bond dapprima non vuole crederle ma le bugie della ragazza lo insospettiscono fino a quando accade l'impensable: Vesper si suicida, inghiottendo un intero flacone di Nembutal. A Bond, disperato per la perdita, ella ha lasciato una lettera nella quale dichiara di essere una spia dei russi. Ha accettato il doppio gioco perché i sovietici la ricattavano di uccidere il suo amante, un pilota polacco catturato durante la guerra e prigioniero della Smersh. La ragazza si è tolta la vita non sopportando l'idea di rivelare a Bond, di cui si era innamorata, la verità.
E' questa la parte più crepuscolare del libro nel quale Fleming mette in luce un aspetto romantico di Bond che contrasta con l'idea che ci eravamo fatti di lui leggendo il libro. Dietro quella scorza da uomo rude si cela in fondo un romanticone. E nessuno dei lettori gli crede quando, chiamando il suo agente di collegamento a Londra egli dichiara: "Parla 007. Da un telefono pubblico. Emergenza. Trasmetti subito: 3030 faceva il doppio gioco per Ivan."
"Sì, accidenti: ho detto 'faceva'. E' morta la puttana".

Casinò Royale è un ottimo thriller che reinventa il genere facendo invecchiare di colpo i classici Conan Doyle, Agatha Christie e Edgar Wallace. Fino a quel momento, infatti, la letteratura inglese non aveva mai proposto qualcosa di innovativo nel genere spionistico. Fatta eccezione per il Richard Hannay di John Buchan, un ingegnere ingaggiato ogni tanto dal servizio segreto, e qualche storia di Eric Ambler, James Bond s'impone immediatamente come un personaggio nuovo. La spia di Fleming, crudele ma col sorriso sulle labbra, è più vicino al personaggio di Mike Hammer, inventato da Mickey Spillane che al Philip Marlowe di Raymond Chandler (che peraltro apprezzava i romanzi di Fleming). A Spillane Casinò Royale deve almeno due elementi. Il primo è la ragazza, Vesper, che s'innamora di Bond salvo poi rivelarsi una spia nemica. In un romanzo di Spillane sarebbe stato lo stesso Hammer a ucciderla, mentre in Fleming la donna si suicida. Con Hammer Bond ha in comune anche la trasformazione dell'amore in odio: "E' morta la puttana", così si conclude il libro e così 007 liquida il suo sentimento d'affetto verso Vesper.
In secondo luogo Bond è ossessionato da un'immagine: quella di un giapponese esperto in codici che egli ha eliminato freddandolo da un grattacielo di fronte. Pure Mike Hammer appare costantemente tormentato dal ricordo di un soldato giapponese ucciso in guerra. Un'analogia che, come sottolinea Eco nel saggio "Il caso Bond" non è casuale. In entrambi i personaggi il ricordo della morte del giapponese è alla base delle loro nevrosi ma Fleiming decide di risolvere il problema di Bond per via non terapeutica, escludendo quindi aspetti psicologici nello sviluppo narrativo dei successivi romanzi.
Fleming omaggia anche George Simenon, il suo autore preferito. Molte delle avventure di Bond sono ambientate in Francia e risentono dell'atmosfera tipicamente francese che Simenon instillava nelle pagine dedicate al suo Maigret. Ma quello che colpisce maggiormente è la cura maniacale per i dettagli che sarà ripresa da Terence Young nella prima avventura cinematografica, Dr. No. L'attenzione di Fleming verso gli oggetti di vita quotidiana, liquori, profumi, sigarette, automobili, tutti orientati al lusso estremo, forniscono al lettore elementi di glamour sui quali fantasticare sognando di immedesimarsi, uscendo dal grigiore della vita quotidiana fatta invece di bollette da pagare, un lavoro noioso e una moglie invecchiata precocemente. E poi le donne: affascinanti, bellissime, misteriose, depravate. Bond spesso le tratta con disprezzo ma altre volte ne subisce il fascino, come nel caso di Vesper. Fleming costruisce così un universo letterario ex novo, destinato a colpire l'immaginario dei lettori di tutto il mondo. I semi del mito sono stati gettati.

1) L'idea di Casinò Royale proviene da un'esperienza di vita dello stesso Fleming, come d'altra parte molti degli avvenimenti narrati nei suoi libri. Nel 1941 l'autore, all'epoca agente del servizio segreto, tentò di spennare al casinò dell'Estoril in Portogallo, alcuni membri dello spionaggio tedesco sfidandoli a chemin de fer. Tuttavia Fleming perse tutto e dovette anche farsi prestare i soldi dal capo. Di eroico, dunque, la sua missione non ebbe nulla ma nella versione trasfigurata sulle pagine l'avvenimento ha ben altra risoluzione. Fin dall'esordio si prefigura dunque quella che John Pearson nel suo studio "La vita di Ian Fleming" definisce l'autobiografia di un sogno. Bond è l'alter ego romanzato di Fleming, l'esasperazione dei suoi vizi e delle sue virtù, sublimate da un eroismo iperrealista.

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