
Il suo superiore è lo Standatenfürher (colonnello) Blobel, un iracondo ufficiale che non mostra alcuna simpatia per Aue. Appena arrivato a Lutsk egli si trova di fronte ai primi orrori del conflitto. Migliaia di cadaveri sono stati ammassati nel cortile del quartier generale nazista. Si tratta di detenuti ucraini e polacchi, giustiziati senza tante premure dai loro stessi concittadini prima dell’arrivo in città dei nazisti.
In seguito Maximilian viene destinato a Kiev. Qui partecipa alla prima Großeaktion contro la popolazione ebrea. Preparata minuziosamente, la deportazione in massa e la successiva fucilazione di decine di migliaia di vittime innocenti, per lo più donne, bambini e anziani, è descritta da Littel con dovizia di particolari agghiaccianti che occupano una decina di pagine. A Kiev ogni tentativo d’insurrezione è represso nel sangue con ferocia inusitata. L’inverno russo cala sulle truppe tedesche bloccando l’avanzata verso Mosca. Aue è rimasto scioccato da ciò che ha visto - sebbene il suo stupore non gli abbia impedito di realizzare un book fotografico sullo sterminio che ha ricevuto apprezzamenti dalle alte sfere, suscitando l’invidia dei suoi colleghi – e per tale motivo viene mandato in licenza per alcuni mesi.
In Crimea qualche mese di clima mite e l’incontro con l’ufficiale Partenau, che Aue inizia all’omosessualità, sono sufficienti a ritemprarlo. È in questa parte del libro che il protagonista svela alcuni dettagli della sua adolescenza destinati ad assumere un ruolo determinante nella sua esistenza. Egli in passato ha avuto un legame incestuoso con la sorella gemella Una. Suo padre è misteriosamente scomparso e la madre si è risposata con un commerciante francese. Successivamente Max è mandato in un collegio dove ha scoperto la sua omosessualità. Divenuto maggiorenne si trasferisce a Berlino dove termina gli studi in Legge.

Al termine della sua requisitoria Aue per punizione è spedito dai suoi superiori a prestare servizio a Stalingrado.
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