lunedì 3 dicembre 2007

Le benevole - Toccata

Fratelli umani, lasciate che vi racconti com’è andata.

Nell’introduzione l'autore espone con vigore la tesi del suo protagonista. Alla fine della guerra Max Aue è un agiato imprenditore tessile che vive indisturbato in un paesino della provincia francese. Sposato con due figli, egli ha un’attività nel campo dei merletti e conduce una vita agiata. Tuttavia il rimorso di ciò che ha commesso in passato lo tormenta, spingendolo infine a prendere carta e penna per scrivere una sorta di autobiografia che lo aiuti a esorcizzare così i fantasmi del passato. Qui l’autore aderisce tramite il suo protagonista alla tesi dello storico Daniel Goldhagen che con il suo primo lavoro I volenterosi carnefici di Hitler I tedeschi comuni e l’Olocausto (Mondadori, 1997) ha accusato tutto il popolo tedesco di essere complice e responsabile dello sterminio degli ebrei. Aue, infatti, non ha intenzione di recitare un mea culpa ma di spiegare come delle azioni giudicate orribili in tempo di pace possano essere compiute da chiunque in un determinato contesto storico e politico. La tesi di Aue è provocatoria. A un certo punto egli si domanda che differenze c’erano tra chi gettava il gas nelle camere della morte a Auschvitz e il ferroviere che comandava la leva dei binari che conduceva i treni al lager. “Chi dunque è il colpevole? Tutti o nessuno? Perché l’operaio addetto al gas sarebbe più colpevole dell’operaio addetto alle caldaie, al giardino, ai veicoli? Proseguendo nella sua esposizione, Aue si dichiara colpevole tanto quanto tutti gli altri tedeschi che, travolti dal nazismo e dalla guerra, si trovarono coinvolti nel conflitto mondiale. D’altra parte “Chi, di proposito, a parte un pazzo, sceglie l’omicidio? Il capitolo, il più breve del libro, si conclude con un’agghiacciante constatazione: “Vivo, faccio il possibile, capita così a tutti, sono un uomo come gli altri, sono un uomo come voi. Ma via, se vi dico che sono come voi!

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