Mondadori, 2008
pp 345, Euro: 19,00
Traduzione: Maria Giulia Castagnone

Il romanzo divenne meritatamente un best seller e portò gloria e fortuna a Smith il quale decise di continuare le avventure di Renko in altri lavori, segnatamente Stella Polare (1989), Red Square (1992), Havana (1999) e Lupo mangia cane (2004).
Il fantasma di Stalin segna il ritorno del detective Renko, un uomo ormai stanco e disilluso, costretto ad indagare su una singolare apparizione, quella del feroce dittatore russo nella metropolitana di Mosca. E' in corso un'accesa campagna elettorale e l'uomo forte adorato dai suoi compatiotri è l'eroe di guerra Nikolai Isakov, un ex comandante dei Berretti Neri, reduce dalla guerra civile in Cecenia. Quest'ultimo è disposto a tutto pur di essere eletto e quando Renko si mette sulla sua strada inizia un gioco crudele tra il militare e il poliziotto ficcanaso.
Stavolta Cruz Smith non convince: la trama è fiacca, i personaggi inconsistenti e l'ambientazione ci presenta una Russia corrotta che già abbiamo conosciuto in numerosi film e reportage televisivi. Anche Renko appare catatonico, privo di qualsiasi charme, senza alcuno spessore psicologico. L'autore peggiora le cose alternando la storia ad una serie di flashback dai risvolti freudiani, incentrati sul padre del protagonista, un generale dell'Armata rossa che con il suo comportamento spietato ha forgiato il carattere di Renko. Un mezzo pasticcio.
3 commenti:
Ho letto il libro e, benchè più debole rispetto ad altre avventure di Renko, il libro è comunque interessante, malinconico e rispettoso della figura dell'investigatore protagonista. Consigliato secondo me.
Bel Blog, bravo
Grazie dei complimenti
Maurizio
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