lunedì 22 ottobre 2007

Favola dei due che divennero uno

Dario Buzzolan
2007, Baldini Castoldi Dalai
Pag. 242, Euro 14,80

"Il fatto essenziale è che sono morto: un problema di cuore. Ma non è di questo che voglio parlare. Non ora, almeno.
Ora vorrei soltanto raccontare la mia storia.
"

Una minaccia terroristica incombe sulla Città: l'Uomo senza nome minaccia di fare esplodere la metropoli con la sua arma segreta Flagello. Mentre la polizia fa evacuare le strade e sembra impotente a fronteggiare il pericolo, due uomini pieni d'amore ma delusi dalla vita si aggirano per le vie deserte. Il Cameriere, stanco di lavorare in un locale degradato, sta recandosi presso il prestigioso ristorante La Verza d'Oro per capire perché la sua richiesta di impiego non è stata accettata. Il Direttore, invece, vuole tentare per l'ultima volta di supplicare la donna amata che oramai l'ha lasciato. Per caso, i due uomini si scontrano e, senza alcuna spiegazione scientifica, si fondono uno nell'altro trasformandosi in una creatura femminile, angelica e innocente, cui il destino darà il nome di Rosaura. Sarà compito di questa ragazza sventare il piano del feroce terrorista e dei suoi Diapazem, un crudele quanto letale gruppo di suonatori di liscio.
Accompagnata da Tom, riportato alla vita dal geniale Dottore - l'io narrante della storia - Rosaura compie un viaggio attraverso la Città, prodigo di incontri memorabili. Ella, infatti, s'imbatte in feroci accalappiacani, negli Scuri venuti da lontano e in famiglie che vivono nel sottosuolo. Al termine del percorso Rosaura dovrà lottare per salvare il mondo non prima di essersi innamorata e di avere scoperto quanto, nonostante tutto, la vita sia una cosa meravigliosa.

Spiazzante. E' questo il sentimento che suscita fin dalle prime righe la nuova fatica letteraria di Dario Buzzolan, quarantenne il cui esordio narrativo risale al 1998 con "Dall'altra parte degli occhi", al quale hanno fatto seguito "Non dimenticarti di respirare" (2000) e "Tutto brucia" (2003).
Se nei precedenti lavori Buzzolan si era cimentato nel giallo, ora con "Favola dei due che divennero uno" lo scrittore affronta un genere poco frequentato dalla narrativa italiana, fatta eccezione per Gianni Rodari o per talune metafisiche parabole di Tommaso Landolfi. Ma in Buzzolan convive anche una forte componente cinematografica: impossibile, infatti, nello scoprire la cosmogonia di personaggi bizzarri che affollano le 200 pagine del racconto, non pensare alle melanconiche creature del cinema di Tim Burton. Si pensi, ad esempio, a Tom, il protagonista, all'apparenza repellente a causa della sua testa scindibile dal corpo, eppure dotato di straordinaria umanità.
Utilizzando una struttura narrativa picaresca sulla quale s'innesta una prosa rapida ed efficace, l'autore alterna con abilità l'humour nero di alcune situazioni alla compassione autentica per i suoi personaggi. E alla fine, come in ogni fiaba che si rispetti, nelle ultime parole che il Dottore lascia al lettore come testamento di questa storia, ci suggerisce la morale: "
... Ho capito che nella vita non c'è altro che valga, se non mettere al mondo: un oggetto ben fatto o un essere vivente o anche se stessi in modo nuovo, non fa differenza."

Intervista a Dario Buzzolan
Wikipedia Dario Buzzolan

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