mercoledì 10 ottobre 2007

Il discepolo

Elizabeth Kostova
2005, Bompiani BUR
pag 668, Euro 9,50
Traduzione: Maria Barbara Piccioli

“Mio caro e sfortunato successore,
è con rammarico che ti immagino, chiunque tu sia, nell’atto di leggere quanto mi vedo costretto a mettere nero su bianco. Il rammarico è in parte per me stesso, perché se questa lettera giungerà nelle tue mani, di sicuro io sarò in pericolo, forse morto, o peggio. Mi dispero anche per te, amico ancora sconosciuto, perché solo chi ha bisogno di informazioni tanto spaventose leggerà un giorno questa lettera.”



La storia
Una notte, curiosando nella biblioteca del padre Paul, professore universitario in quel di Amsterdam, una ragazza trova un fascio di vecchie lettere, indirizzate “Al mio caro e sfortunato successore”, e un libro dalle pagine bianche, fatta eccezione per la copertina raffigurante un drago e la scritta “Drakulya”. La giovane ne vuole sapere di più e chiede al padre spiegazioni. Quest’ultimo, riluttante, è costretto poco alla volta a rivelare alla figlia quale tragica storia si celi dietro quelle epistole.
Inizia così Il discepolo, opera prima di Elizabeth Kostova, laureata a Yale e sposata con un professore universitario bulgaro dal quale ha acquisito il cognome. Il romanzo è stato un successo mondiale, tradotto in venti lingue, e i diritti per la trasposizione cinematografica sono stati acquistati dalla Sony, che ha intenzione di realizzarne un film entro il 2010.


100 anni di vampiri
A cosa è dovuto il successo di questo libro è presto detto: il conte Dracula. L’invenzione di Bram Stoker continua a fare proseliti a oltre 100 anni dalla sua apparizione letteraria. A cicli ricorrenti, infatti, assistiamo all’aggiornamento, sotto angolazioni differenti, di questo archetipo narrativo del male.
Negli anni ’50 Richard Matheson aggiornò il mito del vampiro con il classico Io sono leggenda (1954), destinato a diventare una delle pietre angolari del genere.
Nel 1975 Stephen King ha riproposto i succhiasangue con Le notti di Salem (recentemente ristampato da Sperling & Kupfer con la traduzione di Tullio Dobner in un’edizione che raccomando caldamente), nel quale il vampirismo si diffondeva a macchia d’olio come un’epidemia malefica e inguaribile, proprio come nel romanzo di Matheson.
Solo un anno dopo fu la volta di Anne Rice che con il celebre Intervista col vampiro (1976), diede il via alle sue affascinanti The Vampire Chronicles. La scrittrice di New Orleans ha avuto il merito di sviluppare il personaggio del vampiro abbandonando per sempre l’iconica figura di mostro assetato solo di sangue in una creatura immortale melanconica e disperata.
Laurell K. Hamilton, invece, ha condensato negli anni ‘90 l’idea kinghiana di una stirpe maligna e indistruttibile, con quella melanconica della Rice in una saga che, a partire da Nodo di sangue (1993) per ben 14 capitoli ha come protagonista la sterminatrice di vampiri Anita Blake. Sono storie ad alto tasso emoglobinico, scritte con un ritmo cinematografico e a volte fumettistico, dall’indiscutibile presa narrativa.
Infine, in tempi più recenti si è fatta strada l’immagine del vampiro eroe romantico e maudit. Ne ha colto l’essenza Stephenie Meyer con la sua trilogia – Twilight
(2003, Fazi Editore), New Moon (2006, LanFazi Editore), Eclipse (2007) – laddove il suo Edward è addirittura addomesticato all’idea del sangue e coltiva la speranza d’intrattenere una storia romantica con l’umana Bella.

Il vero Dracula tra Storia e Leggenda
Ma torniamo a Il discepolo. In cosa si contraddistingue questo romanzo dalle dimensioni bibliche (nella versione economica sono ben 668 pagine), rispetto ai suoi autorevoli predecessori?
Innanzitutto dall’immagine che la Kostova vuole dare del suo Dracula. L’approccio dell’autrice è scientifico e non mitologico. Ecco allora che i vari personaggi, spinti dal libro magico che appare loro nelle biblioteche di tutto il mondo, si confrontano con la vita di Vlad Tepes III, detto l’impalatore, per via delle sue sanguinarie abitudini. Il principe della Valacchia è stato a metà del ‘500 il difensore della cristianità contro il saladino Mehmed II che conquistò Istanbul. Come è possibile che quest’uomo crudele sia divenuto un vampiro, che ancor’oggi imperversa nelle capitali di tutta Europa e d’oltreoceano è quello che cercano di scoprire prima il rinomato professore Bartholomew Rossi, scomparso dal suo studio a Oxford in circostanze misteriose, poi il suo allievo Paul e la figlia stessa di Rossi, Helen, infine la figlia di Paul e il suo fidanzato Barney. Il mistero si svela a poco a poco in un tortuoso viaggio che porta i protagonisti da Istanbul a Budapest, passando per Sofia e poi in Transilvania.

Troppo serio...
Le ambizioni della Kostova sono alte. Ella, infatti, non si confronta semplicemente con un genere ma tenta di realizzare un’opera dotta e accurata, non a caso il titolo originale del volume è The Historian, ovvero Lo storico. La scrittrice rivela tramite i suoi personaggi, guarda caso tutti storici di professione, la sua conoscenza della storia medievale e delle usanze di un mondo, quello dell’Europa Orientale, a metà strada tra Oriente e Occidente. Ne risulta una lettura per certi versi affascinante, soprattutto nella descrizione dell’esotica Istanbul degli anni ’50 e del mondo oltrecortina in piena guerra fredda, per altri un po’ soporifera. In tutta onestà, pur riconoscendo i meriti del libro non si può affermare che la Kostova possieda il senso del ritmo e della suspense. Troppo spesso, infatti, la vicenda s’impantana nelle lunghe disquisizioni accademiche dei protagonisti. A nostro modesto avviso queste vanno saltate a pié pari se non si vuole correre il rischio di abbandonare la lettura prima della conclusione del libro.

Alle origini del Mito
L’impianto narrativo è simile a quello de Il codice Da Vinci. I protagonisti principali sono alla ricerca del loro Graal, in questo caso la tomba di Dracula, e la loro indagine procede decodificando brani oscuri tratti da volumi d’epoca smarriti in librerie polverose. Rispetto al best seller di Dan Brown le informazioni svelate su Vlad l’impalatore sono molto accurate, non a caso l’autrice ha speso dieci anni nella composizione del libro.
Il libro è costruito in maniera epistolare, come in Dracula di Bram Stoker. La narrazione è portata avanti a più voci e questo rende frammentaria la lettura del libro, rendendola in alcuni casi ferraginosa. Mentre nell’opera di Stoker questa particolare costruzione è uno dei punti di forza del libro nel caso de Il discepolo si rivela una scelta priva di un’autentica necessità narrativa. Un altro elemento a sfavore del romanzo risiede paradossalmente proprio nel personaggio centrale sul quale è incentrata la storia. Dracula appare infatti solo a pagina 596. Il principe del male aleggia minaccioso sui protagonisti della vicenda senza assumere mai le dimensioni di un antagonista indistruttibile, come è doveroso aspettarsi in un romanzo costruito proprio sulla sua figura.

Il sito ufficiale del libro
Scheda Elizabeth Kostova
Intervista all’autrice
L’autrice parla del libro

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Maurizio sono arrivata da te tramite il blog di gaetano complimenti per come hai impostato il blog e per i contenuti, a quando la prossima recensione? continuero' a leggerti

Anonimo ha detto...

Mi associo per i complimenti(anche io vengo dal blog di Gae)trovo che Il Discepolo,dopo Dracula,è il più bel libro scritto sui vampiri,anche se decisamente troppo lungo. A presto!

Maurizio Imbriale ha detto...

Grazie per i complimenti, se ce la faccio vorrei postare almeno un libro a settimana. Questa sarebbe l'intenzione, lavoro permettendo... :-)
Mi piacerebbe se il blog diventasse una bacheca per chiacchierare di libri, senza particolari pretese se non l'amore per la lettura di genre.
Ciao.