martedì 13 novembre 2007

I ragazzi venuti dal Brasile

Ira Levin
1975, Oscar Mondadori
pag. 265, Euro 7,80
Traduzione: Adriana Dell’Orto

"La missione deve essere compiuta" disse l’uomo in bianco, cavando di tasca l’astuccio degli occhiali. "Quanto più completamente possibile, a ogni costo."

La scomparsa di Ira Levin, avvenuta lunedì, è passata sui nostri media sottotono. Ira Levin, scrittore di origini ebree pressoché misconosciuto in Italia, era nato a New York nel 1929. Dopo la laurea alla N.Y. University egli aveva esordito a soli 22 anni con il noir Un bacio prima di morire che ha conosciuto due versioni cinematografiche. Dopo avere accumulato esperienza come sceneggiatore televisivo, nel 1967 pubblicò quella che a tutt’oggi è considerata la sua opera migliore Rosemary’s baby Nastro rosso a New York (Oscar Mondadori, 2005) che Roman Polanski ha portato sullo schermo un anno. dopo ottenendo uno scioccante successo di critica e di pubblico. Tra i suoi lavori migliori ricordiamo anche La moglie perfetta (The Stepford’s Wives, 1972), un horror satirico trasportato sullo schermo per ben due volte, prima a opera di Bryan Forbes, poi nel 2004 per la regia di Frank Oz con Nicole Kidman nel ruolo della protagonista.

Il primo giudizio lusinghiero nei confronti di Levin l’ho letto nell’autobiografia di Roman Polanski, dove il regista polacco ammette di essere rimasto stregato Rosemary's Baby che lesse tutto d’un fiato in una notte. Un secondo commento entusiasta l’ho poi riscontrato in Danse Macabre (Sperling & Kupfer, 2006) di Stephen King. Nelle sue riflessioni sulla letteratura di genere il Re esprime la sua ammirazione per Levin e i suoi romanzi, definiti meccanismi perfetti, congegnati da un orologiaio svizzero. Tuttavia, imbattersi in libreria nei romanzi di Levin è un’impresa ardua. Ecco perché la ristampa in economica de I Ragazzi venuti dal Brasile è un’occasione per scoprire questo scrittore in una delle sue prove migliori, anch’essa trasposta sullo schermo nel 1978 in un celebre thriller di Franklin J. Schaffner con Gregory Peck, Laurence Olivier e James Mason.
Il romanzo, di sole 265 pagine, è incentrato su due personaggi, il dott. Joseph Mangele, l’Angelo della morte di Auschvitz, tristemente noto per i suoi esperimenti sui deportati, e Yakov Liebermann, un sessantacinquenne ebreo, cacciatore di nazisti, modellato sulla figura di Simon Wiesenthal.

Nel libro, scritto nel 1976, s’immagina che Mengele, rifugiatosi in Paraguay dopo la fine del conflitto, organizzi un piano assieme a un gruppo di ex nazisti che prevede l’eliminazione fisica di 94 pensionati sparsi per il mondo. Lieberman viene a conoscenza del progetto per caso e inizia la sua caccia all’uomo cercando di scoprire perché Mengele voglia uccidere queste persone del tutto innocue, ognuna in apparenza senza alcun legame con l’altra. La verità è che il dottore ha ricreato geneticamente in laboratorio le condizioni per fare rinascere nientemeno che Adolf Hitler. 94 famiglie hanno adottato un neonato ignare di ciò e per ricreare le condizioni ambientali in cui visse l’adolescente Fürher è necessario che il padre muoia di morte accidentale.
Levin anticipa un tema, quello della clonazione, divenuto di moda circa trent’anni dopo, dimostrandosi non solo profetico ma attrezzato scientificamente per sostenere una tesi che, negli anni ’70, era davvero poco plausibile.
La struttura narrativa del romanzo, concentrata in soli 8 capitoli, alterna come in una partita a scacchi le mosse del protagonista (Liebermann) con quelle del suo antagonista (Mengele), fino all’inevitabile confronto finale in un crescendo di suspense. Se è vera la massima di Alfred Hitchcock secondo la quale “più è riuscito il cattivo, più è riuscito il film”, allora I Ragazzi venuti dal Brasile deve la sua riuscita proprio al modo in cui l’autore tratteggia Joseph Mengele. Folgorante l’avvio nel quale questo signore elegante, vestito di bianco e dai modi cortesi, si trasforma impercettibilmente in una belva nel corso di quella che sembra un'innocua cena tra amici in un ristorante giapponese.
Un libro da riscoprire che vi consiglio caldamente.

La biografia di Ira Levin su Wikipedia

1 commento:

Unknown ha detto...

l'ho letto da poco, trovato sul banco di un mercatino polveroso di libri usati... e mi ha davvero colpito. un romanzo bellissimo, e concordo con te sulla figura del cattivo, Mengele è il personaggio più riuscito, un cattivo che più cattivo non si può!
ciao